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VOCE DI DONNA - capitolo 1


Furio (32), dopo aver tirato il freno a mano, abbracciò Melania (31) con tutto il sentimento che lo guidava. Durante la serata, l’emozione del loro primo appuntamento l’aveva ingessato non poco, ma sentì che l’abbraccio lo stava dando bene, infatti rovinò il momento baciandola sui capelli, manco stesse salutando la madre dopo una sbronza di Natale.

Però, a quel punto, lasciandola, non poté che guardarla come avrebbe voluto dall’inizio, forse per questo Melania si fece avanti per un bacio; con un accenno di lingua che lui ricambiò con bacetti a stampo, ripetuti, finché lei se ne andò nella velocità degli attimi intensi. Quelle situazioni in cui, appena scende, vorresti uscire e chiamare il suo nome, riprenderla, baciarla davvero.

«…Non come un frocio.» Pensò Furio dal primo istante in cui Melania girò l’angolo. L’accusa contro il sé ritenuto poco maschio continuò in car sharing fino al parcheggio dell’hotel, poi rigirandosi nel letto, scrivendole in tre ore un messaggio di due righe, prima del treno alle luci dell’alba, da Milano verso Roma.


Sceso a Termini, Furio passò a casa per lavarsi via la notte e nasconderla sotto un abito griffato.

«Bello che sei con questo.» Disse Dolores (59).

La donna delle pulizie lo seguì in cucina.

«Se mi dicevi che passavi, ti facevo una bella colazione.»

«No Dolò, non ti preoccupare, mi faccio un caf-»

Nell’aprire con un movimento secco il battente a spinta della credenza centrale, l’anta si spalancò come una frusta e per poco non lo centrò in mezzo alla fronte.

«Santa Celeste!» Esclamò Dolores. «Ma il portiere non è ancora venuto?»

«Se magari glielo potessi ricordare tu.»

«Ma lo sai che poi quello ci prova.»

«Appunto, così lo ripara subito.»

«Signorino, mi paghi troppo poco per questo tipo di lavoro.»

Dolores gli strappò un sorriso e glielo cancellò un secondo dopo.

«Allora, con la ragazza di Milano?»


«Frocio e coglione.»

Negli studi televisivi della trasmissione Ottimo Mattino, Furio posò il telefono di fronte allo specchio del camerino.

«Certo che non ti risponde, voleva essere travolta da un bacio. Avevi anche la scusa perfetta, ma perché non li ho visti subito?»

Mentre Elisa (29), la sua compagna di conduzione, ripeteva la scaletta, Furio strinse forte i fazzoletti di Melania. Assieme alle due righe in tre ore, le aveva mandato la foto del pacchetto che aveva trovato in auto arrivato all’hotel.

«Furio, ma ci sei? Se ti serve un fazzoletto, guarda, lo prendi e lo tiri fuori così…»

A Simona divertì la faccia di Furio nel riprendersi il pacchetto. Rincarò la dose.

«Te la senti allora di fare Gibboni in apertura?»

Lui sbirciò l’ultima volta il telefono.

«Sì sì.» Tagliò corto senza avere la minima idea di chi fosse il Professor Gibboni e questo non era un bene perché, nell’ambiente delle ospitate in ambito neurologico, il professore era conosciuto per l’eloquio e il sorriso affabile.


Durante la diretta non ci fu partita, Gibboni (53) monopolizzò i suoi minuti elencando senza sosta le caratteristiche dell’emisfero celebrale destro, associato alla femminilità e del sinistro, associato alle funzioni mascoline.

Forte delle sue ultime mappature post mortem, si inoltrò a perdifiato in una serie di ipotetiche relazioni tra neuroscienze e orientamento sessuale, nello specifico, tra la parte femminile del cervello e l’omosessualità. «Anzi.» Proseguì rubando ancora il tempo a Furio. «Contrariamente a quanto si possa immaginare, non sono gli uomini omosessuali a utilizzare maggiormente l’emisfero destro, ma quelli etero.»

«E che spiegazione si dà professore?» Chiese interessata Elisa.

«Qui usciamo fuori dal mio ambito.» Precisò con il migliore dei suoi migliori sorrisi. «Ma, secondo la mia umilissima opinione, potrebbe trattarsi dell’adattamento al perenne istinto di conquista del primate che, nel tempo, diventa uomo romantico.»


«No vabbè, quella gran figa di Simona è uscita con quello?» Domandò sconvolto Tino (32), l’amico di Furio con un bellissimo angolo bar casalingo.

Furio chiuse il video della diretta sul telefono. «Dice che il cinquantenne le mancava.»

Tino tornò deluso a guarnire i Gin Tonic e Furio aprì WhatsApp.

Melania aveva risposto alla foto dei fazzoletti, però, dopo due settimane di chat giornaliera, gli sembrò cristallino, l’incontro l’aveva delusa. Massima sintesi, niente emoticon e nessuna domanda a fine messaggio. Si limitò allora a una risposta quanto più distaccata anche lui, quanto meno per provare a restare in linea.

«Non ti preoccupà, fidati, li rinculamo in cassazione, ciao fratellì. Buona serata anche a te.»

Samuel (32) rientrò dalla terrazza chiudendo la chiamata. Il terzo amico li raggiunse mostrando orgoglioso il nuovo telefono.

«Ma non ne avevi preso uno due mesi fa?» Fecero in coro Furio e Tino.

«Eh, se volete lo vendo bene quello.»

I tre alzarono i bicchieri per un brindisi.

«Aò, ma quindi, famme capì.» Fece Samuel a Furio posando il drink. «Sei andato fin su a Milano e manco te la sei scopata?»

Per non farlo strozzare con il primo sorso, rispose Tino. «Ma non l’hai capito che sta cercando una cosa seria? Lui ha voglia di porsi con dolcezza, com’è veramente, perché così bisogna fare quando si conosce la persona giusta, no?» Concluse guardando Furio, di nuovo impegnato in una corposa sorsata di Gin.

«Ma che cazzo dici Ti’?» Urlò Samuel slacciandosi la cravatta.

«All’inizio, più quella persona ti interessa, più li devi nasconde i tuoi difetti, ma soprattutto, te la devi scopà. Solo così dimostri interesse ed è l’unico modo per conoscersi davvero, poi, eventualmente, ci si piace…»

L’avvocato tornò a guardare Furio. «A Fu’, io te voglio bene e te devo dì le cose come stanno. Non è per la distanza, lo sai, l’ho fatto pure io, è che con questa era già persa dopo che vi eravate conosciuti a Roma. Hai detto che siete rimasti pure da soli… Non dico ficcarla subito, ma almeno un bel bacio. Non l’hai capito che dovevi essere l’attrazione più interessante del suo weekend da turista? Poi vedevi che era lei a scriverti. Certo, dovevi baciarla bene, ma te rendi conto che, senza nemmeno un bacio, due settimane di messaggi prima di Milano le hanno rinsecchito la passera? E non perché tu non sappia scrivere, ci mancherebbe. Capisci che intendo?»


Melania, sotto le lenzuola, riguardando la galleria sul telefono, si fermò sulla foto dei fazzoletti. Anche se non lo sapeva, le erano caduti durante l’abbraccio di Furio. Dopo aver sorriso, iniziò a scrivergli un messaggio, per poi fermarsi, cancellando tutto.

Posò il cellulare e schiacciò la faccia nel cuscino.


Furio entrò in casa non proprio dritto.

Melania gli piaceva davvero, negli ultimi due anni si era rassegnato e le ragazze aveva perfino smesso di guardarle. Più si poneva con voglia di amare, più loro scappavano. Ma con lei era stato diverso, era stato un caso, ed è proprio quando non la cerchi che arriva la persona giusta. Non si dice così?

Due settimane prima, a cena con i colleghi in un’osteria di Roma, Furio si trovò a parlare con il tavolo accanto. Melania e la sua amica Giovanna gli avevano chiesto l'olio piccante e quando i colleghi rincasarono dalle compagne, le due lo fecero accomodare. Sembrò che i discorsi non dovessero mai finire: tanti gusti comuni, il cinema, i viaggi, la musica, Giovanna ad assecondare bene e una passeggiata per Roma leccando un gelato da turisti che trovò divino.

Alla fine, arrivati al loro hotel, Giovanna li lasciò soli cinque minuti e lui, oltre che provare l’IQOS, solo il numero riuscì a chiederle. D’altronde, era convinto che Melania non potesse lasciare l’amica in hotel. In fondo, era un perfetto sconosciuto. Cosa avrebbe potuto fare di più?

«Niente, ma almeno baciarla meglio a Milano, fro-»

«Madonna mia.» Esclamò Furio drizzandosi sul letto.

Si mise in piedi disgustato da sé stesso, ma non ancora dal Gin bevuto, andò quindi in cucina a cercare la bottiglia delle peggiori occasioni.

Non ricordava dove fosse, iniziò ad aprire ogni sportello, se la ricordava da qualche parte dopo l’ultima delusione, ma dove?

«Dove cazzo sei?» Disse spingendo l’anta della credenza centrale e come successo in mattinata, lo sportello si aprì peggio di una frusta, questa volta però, centrandolo in fronte, per la precisione, dalle parti della tempia sinistra.

Ammutolito, Furio indietreggiò con gli occhi chiusi e le mani tra i capelli; poi, toccando con il sedere il tavolo nel silenzio delle tre di notte, dal nulla, una voce limpida, una voce di donna, parlò divertita. «Mamma che botta.»

La voce scoppiò a ridere, Furio aprì gli occhi abbassando le mani.

«Giusto così, sono due notti che non fa altro che borbottare frocio di qua, coglione di là. Che s’acquietasse n’attimino.»

Dopo aver deglutito vistosamente, Furio si guardò attorno in cucina, poi in sala. La voce rise ancora.

«È inutile che guardi in giro, non sono fuori, sono dentro di te.»

Si fermò entrando in camera da letto.

«Lascia che mi presenti, sono Emilia, ma puoi chiamarmi Emi, sono la tua personalissima voce di donna. Per il mio collega Emiliano, voce di contadino come lo chiamo io, non ti devi preoccupare, ‘sta botta gli ha fatto come alla festa dei dodici anni di Tino, quando Samuel ti ha spaccato il bastone in testa invece che colpire il pentolaccio, ti ricordi? Diciamo che dormirà per un po’ ma, per sicurezza, falla in questi giorni una risonanza, però non dal Professor Gibboni che se no litighiamo!»

Furio, sempre fermo nella stessa posizione, non riuscì a proferire parola.

«Vai a riposarti. Domani ti aiuto io con un altro ospite che non hai preparato.»

Il conduttore di Ottimo Mattino provò a domandare qualcosa.

«Ora è troppo tardi, domani ti spiego meglio. Su Furietto mio, a letto!»

Il cerchio alla testa lo invitò a seguire il consiglio e come per magia, appena toccò il cuscino, fu sonno profondo.


continua…



da VOCE DI DONNA - soggetto cinematografico

Dep. Patamu n. 182318 del 07/06/2022

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